martedì 20 marzo 2012

Learn Anything From Anyone

La velocità media di un’ape è di 24 km/h.
Una singola ape, per produrre 1 kg di miele, vola per circa 150.000 km. Quasi 4 volte il giro della Terra.
Per produrre 1kg di miele sono necessari 60.000 voli d’andata e ritorno dall’arnia ai fiori.
In un giorno le api di un alveare possono visitare fino 225.000 fiori.
Poco tempo fa ho sentito qui a lavoro che c’era bisogno di …comprare le api! Che cosa? Si comprano le api? “Sì, Lorenzo servono per incentivare la riproduzione dei frutteti nei campi”. E quindi c’è un’azienda che di mestiere vende api? “Eh, sì!” Roba da pazzi. Io sapevo la storia dell’ape che impollina girando di fiore in fiore. So anche dell’esistenza del metodo dell’apicoltura per fare il miele ecc ecc. Ma sinceramente non mi era mai passato per la mente che un animale, per lo più un insetto, potesse tanto essere utile per l’uomo! In effetti ho scoperto che la vita delle api, per quanto dura e selettiva che sia, è veramente interessante . Comunque tutto ciò mi ha fatto molto pensare a come spesso la natura è sorprendentemente meravigliosa e come tutto, alla fine, torna in Equilibrio. Il fatto che mangiamo una marmellata di ciliegie, prodotta dalle ciliegie del rispettivo ciliegio, nate dal processo di impollinazione di un ape che in un giorno tra 225.000fiori ha scelto anche quell’albero per produrre per sé circa 1 kg di miele volando fino anche a 60.000 volte andata/ritorno ad una velocità di circa 24km/h riuscendo a percorrere fino a 150.000 km (4 volte il giro della terra)…scusate, ma per me è una cosa fantastica!

In questo periodo ho avuto molto a che fare con la parola Equilibrio. Ho convissuto 3 mesi con un ragazzo giapponese e da quello che ho capito, tutto, intorno alla cultura giapponese, ruota al concetto di “balance” – equilibrio. Il modo di scrivere, le reverenze in un saluto, il modo di tenere in mano le chopsticks per mangiare, come consegnare il biglietto da visita, l’origami … Tutto è fatto e costruito affinché ogni gesto, ogni cosa deve essere in equilibrio con la persona e con l’ambiente che lo circonda.

Mi sono anche occupato, tra le altre cose, di spumantizzazione in questi mesi. Sì, come si fa la spumante. Meraviglioso. Tutta la potenza della natura si può esprimere in uno spumante appena stappato. Ora, il processo di spumantizzazione è lungo da spiegare. La cosa su cui voglio soffermarmi è di come cambia e si evolve il vino all’interno della bottiglia. Il gesto come quello della “sboccatura” (che io personalmente ho fatto ( “a-la-volèe” per chi ne capisce)) scombina tutta l’armonia del liquido che per mesi se ne stava lì a riposare lasciando che il processo di fermentazione faccia il suo corso: lo scoppio del tappo che salta, il deposito di lievito che se ne vola via, le bollicine che salgono, il pro-fumo che esce dal collo della bottiglia, sono delle conseguenze di un processo prettamente naturale che rendono il vino una materia vivente.Quando poi riattappi il vino, tutto torna come prima, tutto si riaggiusta, torna la pace, si ricrea pressione all’interno della bottiglia e tutto torna in Equilibrio.

Sicuramente scrivere delle emozioni che per 6 mesi hai ricevuto in un posto che non è casa tua ma che ti ha fatto sentire a casa tua non è facile. Quello che posso scrivere sono solo dei pensieri e delle riflessioni che sto scoprendo in questo periodo. Un periodo di equilibrio personale. Un periodo in cui sono venuto a contatto col mondo del lavoro, in cui ho conosciuto un sacco di persone. Nuove responsabilità, senso del dovere, nuovi tipi di divertimento (divertimenti interiori, di quelli che ti fanno stare bene nell’animo), in cui ho avuto la possibilità di viaggiare molto ed esplorare nuovi luoghi, e tutte quelle tipiche emozioni di quando uno esce un po’ da casa, di quando mette il naso un po’ più fuori. Di quando riesce ad uscire dalla cosi detta “zona di comfort” quella zona dove ti senti protetto, dove conosci tutto e nulla cambierà.

Invece adesso è bello vedere le cose cambiare improvvisamente di fronte ad un desiderio: il desiderio di volontà, che è quella parte dei noi che ci fa uscire appunto da quella “zona di comfort” e che ti fa realmente capire chi sei e che razza ci stai a fare qui su questa terra. Una specie di “stanza dello spirito e del tempo” dragonballisticamente parlando. Che ne esci rinnovato e più forte di prima.

Mi trovo in una fase della vita delicata, in cui sento che sto scrivendo la brutta copia per il mio futuro. Sto scrivendo a modo mio, con il mio carattere, la mia personalità. Unica e disordinata. Varia e mutevole. Ma pur sempre la stessa. La mia. Sento che piano piano sto costruendo la mia identità. Con la fatica, le delusioni e le gioie. Giorno dopo giorno, con i miei sogni e i miei valori, con il coraggio e con la volontà. Con la consapevolezza di essere preparato agli imprevisti ed alle difficoltà che fanno parte del gioco. Un gioco in cui tutto quello che si ha è soltanto il presente e dove il traguardo è il futuro, cercando di immaginare come sarò di qui in avanti. E credo anche io che “l’immaginazione ha molto a che fare con la vittoria”.

Credo anche che il segreto sia veramente di stare attenti a ciò che ci accade intorno.

Ma non solo. Come si dice, ciò che conta non è quello che ti succede, ma quello che fai con quello che ti succede! C’è ancora tanto da inventare, c’è ancora tanto da dimostrare, c’è ancora tempo da sfruttare per poter cambiare pur restando se stessi. Si sa che ci va per monti, arriva sempre più in alto. Ma io non voglio l’assoluto. Non cerco la perfezione. Non bisogna essere perfetti. La perfezione è noiosa. L’equilibrio che intendo io non è il raggiungimento della perfezione, anzi… è l’esaltazione dei nostri punti di forza e la consapevolezza dei nostri difetti che ci sono e ci saranno sempre. È difficile si sa, ma è in questa difficoltà che sta la sua bellezza. “una bellezza senza perfezione, una bellezza che c’entra con tutto, perché tutto ha attraversato, una bellezza fecondata da limiti e sproporzioni” come dice Alessandro D’Avenia. E poi: “la gioia di vivere, non dipende dal successo, ma dal fatto di occupare il proprio posto nel mondo, nella fedeltà a quello che siamo chiamati a essere e fare, sulla base dei nostri talenti e dei nostri limiti, la conoscenza dei quali ha il suo spazio privilegiato nell’infanzia, nell’adolescenza e nella prima giovinezza. Ciascuno di noi è la propria vocazione, la propria chiamata, il proprio compito. Eraclito diceva che il carattere dell’uomo è il suo destino.”

Bello questo passo. E soprattutto è così vero.

Un’altra cosa volevo dire. Un altro ingrediente devo aggiungere per arrivare al mio stato d’equilibrio. Forse il più importante. Una specie, secondo me, di ricetta anticrisi. Senza il quale non starei neanche qui a scrivere. Sto parlando della conoscenza delle persone, del rapporto con gli altri, delle strette di mano e del mantenere i contatti. Per spiegarlo meglio però utilizzo un’altra frase scritta dal coach Mauro Berruto (uno che ne capisce di sensazioni) che dice : ”L’antidoto sta nella consapevolezza che l’altro è un fatto necessario e funzionale al noi. Che senza un eventuale “altro” non esisterebbe neppure un “noi”. Lo svela la parola stessa “noialtri” che si usa come descrizione di un noi perfetto e che invece nasconde nel suo intestino la necessità del rapporto “noi-altri”.

Tuttavia oggi è un giorno qualunque.

Stamattina mentre andavo in azienda ho incontrato molti ragazzi che andavano a scuola. Chi con i vocabolari in mano, chi con le cartelline o con i libri sotto il braccio.

Oggi è un giorno di scuola qualunque e molti saranno interrogati. Ad altri consegneranno i voti dei compiti in classe, per altri sarà proprio il giorno del compito in classe. In loro mi sono rivisto io in qualche anno fa…ne è passato di tempo. Ne sono successe di cose …

Bè, oggi è il mio compleanno. Sì, come ogni anno.

Oggi è un giorno speciale per me? Sì, come ogni giorno.

Oggi inizia un nuovo anno per me? Sì, come ad ogni compleanno.

Oggi si ricomincia. Sì, come ogni mattina.

Oggi è il mio giorno migliore? NO, ogni giorno è il giorno migliore!

Oggi è un giorno qualunque ? … forse no!

“La curiosità.

Dal momento in cui apriamo i nostri occhi è il motore della nostra esistenza.

È il piacere della scoperta.

Il meravigliarsi di … beh il meravigliarsi.

Qualcuno di grande una volta ha detto: “imparare è vivere”.

Cerca chi ti può fare del bene.

Vedi, tutto comincia con una domanda.

Non importa cosa ti chiedi, importa solo il fatto di chiedere.

Perché le domande che trovi, sono più importanti delle risposte.

La curiosità genera Audacia.

Ci sprona ad osare.

È ciò che ci ha portato ad essere dove siamo oggi e ovunque saremo domani.

È la scintilla dietro la scintilla di ogni grande idea. Non importa ciò che abbiamo fatto o visto.

Non abbiamo fatto tutto e certamente non abbiamo visto tutto.

Quindi continua ad ascoltarla e a seguirla.

Resterai esterrefatto di dove ti porterà.

Continua a rincorrerla selvaggiamente.

Lasciala spingerti a scoprire le tue passioni e renderti pazzo abbastanza da inseguirle.

Tutti noi continuiamo ad imparare per tutta la vita dal primo all’ultimo giorno.

E per questo continuiamo ad esplorare, stupirci e scoprire, desiderare e imparare.

Raggiungendo con molto di più che le nostre semplici mani

Il futuro appartiene ai curiosi.

(www.skillshare.com)